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Convegno italo-albanese nell'Aula magna dell'Università

Quando il verdetto replica
«Ne bis in idem», una lacuna nell'ordinamento italiano

Si è svolto nell'Aula magna dell'Università il convegno «Il principio del ne bis in idem. Tra ordinamento interno, europeo ed internazionale», organizzato dalla Fondazione avvocatura parmense, dal Consiglio dell'ordine degli avvocati di Parma, in collaborazione con l'Associazione avvocati albanesi in Italia, quest'ultima rappresentata per questo evento in veste di moderatore dall'avvocato Gentian Alimadhi del foro di Parma.

«Questo convegno nasce dalla necessità di fare chiarezza su un'importante lacuna tutt'ora esistente non solo nell'ambito dell'ordinamento giuridico italiano, ma altresì in quello dei maggiori Paesi europei che attiene alla mancata previsione, all'interno della legge italiana, del "principio del ne bis in idem", che prevede il divieto di processare e condannare un individuo due volte per il medesimo fatto-reato spiega l'avvocato Alimadhi - Principio previsto unicamente tra procedimenti tutti radicati nello Stato italiano, oppure qualora l'uno sia iniziato in Italia e l'altro in uno Stato facente parte dell'Unione Europea, con esclusione invece dei Paesi extra-comunitari».

Dopo i saluti iniziali da parte di Francesco Mattioli, presidente dell'Ordine degli avvocati di Parma, Luigi Angiello, presidente della Fondazione avvocatura parmense, Arjol Kondi, presidente dell'Associazione avvocati albanesi in Italia e dell'ambasciatore dell'Albania in Italia Anila Bitri Lani, che, non potendo essere presente all'evento, ha mandato i suoi saluti attraverso una rappresentante, sono intervenuti i relatori: Giuseppe Di Giorgio, procuratore aggiunto presso il Tribunale di Modena, Fabio Cassibba, professore ordinario di Procedura penale dell'Università di Parma, Luca Ramponi, giudice ordinario del Tribunale penale di Reggio Emilia e Gianluigi Pratola, sostituto procuratore generale della Corte di cassazione.


«La pena deve tendere alla rieducazione del reato - commenta Arjol Kondi - La nostra associazione, essendo formata da avvocati di origine albanese ma che hanno studiato in Italia, è figlia di questo pensiero giuridico sbagliato. È giusto punire una persona con pene gravi dopo 20 anni dal reato commesso, quando ha già subito un'altra condanna in un altro Paese? Oggi non siamo qui a risolvere il problema, ma a riconoscerlo e capirlo.»
«Non solo la seconda pena arriverebbe a distanza di molti anni dal fatto, ma quest'ultima si presenta come un surplus di sofferenza che limita le libertà personali della persona come la possibilità di costruirsi una famiglia o svolgere una normale mansione lavorativa», chiarisce Cassibba.
"Questo principio viene quasi sempre accostato al diritto penale, ma è spesso presente anche nel diritto civile sotto profili diversi - chiosa Angiello. Il tema fondamentale è che non ci dovrebbe essere un duplicato di giudizi e sentenze su un medesimo fatto storico».

Il convegno è stato organizzato dalla Fondazione avvocatura parmense, dal Consiglio dell'ordine degli avvocati di Parma, in collaborazione con l'Associazione avvocati albanesi in Italia, rappresentata dall'avvocato Gentian Alimadhi di Parma.

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